Un giorno di nubi feci la somma di me:
presi gli occhi che si specchiano nel disincanto,
li unii al sentire profondo che nessuno sa,
mescolando tutto al fuoco lento della pazienza,
accorgendomi che le gambe tremavano,
solide e mature, a sostenermi e farmi gettare
in un futuro di cui conosco solo tratteggi.
E anche unendo unghie uggiose e sporche di mondo,
a rughe su mani non traditrici di vecchiaia,
immaginandole legate a braccia al cielo e alla terra,
e madide di un sudore asciugato
dalla sola follia dell'amore,
mi mancò il midollo dei miei capelli,
non vidi la cellula scorzale
che non nutre e si nutre di corpo,
nè quella che cerca incessantemente,
vuole, pretende, attrae
sostanze di altre fatture.
Feci la somma di me, in un giorno di vento,
e non trovai me stesso,
solo un me stesso,
uno specchio che si inarca all'ignoto,
altro tra i mondi finiti,
sconfinato e attento,
presente e vivo
e ancora da svelare.
Sforzai ancora i miei collanti,
capaci di legami tra cielo e terra,
e svelai la comprensione del tutto,
ed ecco, infine....
...mi arresi all'incontrovertibile verità
di non essere la somma di me stesso.
Macerca 2010
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